Incesto by Anaïs Nin

Incesto by Anaïs Nin

autore:Anaïs Nin [Nin, Anaïs]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, General, Letteratura, Stranieri
ISBN: 9788858765968
Google: wy9JAwAAQBAJ
editore: Bompiani
pubblicato: 2014-04-07T22:00:00+00:00


19 giugno 1933.

Sono qui a Nizza da sola. Sono scappata via dalla madre di Hugo, da Artaud, da Henry, per nascondere il mio crollo fisico. Scrivo lettere d'amore a Henry, a papà, a Hugo. Non ad Allendy, perché lui si comporta in maniera dispettosa, come una donna. Non sa prendere la sua sconfitta da saggio. Artaud mi ha chiesto: "Che cosa hai fatto ad Allendy? Evidentemente gli hai fatto del male."

E ancora: "Perché dai questa terribile impressione - di malvagità - di crudeltà - di seduttività, di inganno, di superficialità? È solo apparenza? All'inizio ti ho detestata come si odia una tentatrice onnipotente. Ti ho odiata come si odia il male."

Io mi sento meravigliosamente innocente, anche se ho fatto del male. Ho commesso tutti i sacrilegi. Devo essere veramente perfida adesso, perché sono persino libera da rimorsi. Non ne sento nei confronti di Hugo, né di Artaud né di Henry. Sto assumendo coscienza del fatto che sono intenta a compiere una sorta di vendetta sugli uomini, che una forza satanica mi spinge a vincere e ad abbandonare. Non conosco la verità. Ho abbandonato Allendy semplicemente perché aspiravo al piacere di vincerlo o perché mi ha delusa? Mi ha delusa e contrariata. La vita, o la mia ingegnosità, mi fornisce ottime giustificazioni. E quanto scusata sarei di tradire Hugh da chiunque conoscesse le torture sessuali che ho dovuto subire sin dall'inizio. Persino mia madre è al corrente delle mie disperate visite a medici quando pensavo che c'era qualcosa di sbagliato in me.

Solitudine. Cerco di essere divisa - cerco questa tensione e questo flusso multilaterale. È la vera espressione di me stessa. Cammino per ore da sola e, facendolo, mi accetto, accetto ciò che sono.

Non mi censuro più, né permetterò ad altri di censurarmi. Obbedienza al mistero, che il diario cerca solo di descrivere, non più di spiegare.

Henry dorme dentro di me come il mio stesso sangue e la mia stessa carne, dorme e si agita.

Artaud ossessiona la mia immaginazione e mi rende febbrile, suscita l'efflorescenza sovrannaturale che si dilata nello spazio, tendendo verso l'alto.

Henry ha notato che, quando trascorro qualche giorno con lui, divento più pesante, sonnacchiosa, orientale - più densa — e il mio corpo si espande, esaltazione verso il basso, in pesanti, perfetti cerchi e maree e flussi.

Qui, sola, cammino con un corpo pesante e una coscienza leggera.

Sapevo che qualcosa si stava indurendo nel mio intimo, che ero decisa ad apportare vita oltre che dolore ad altri, e che si apporta vita soltanto quando si apporta anche dolore.

Mi scrive Henry: "Danzavi attorno a me quel giorno come il vento. Sento moltissimo la mancanza del fuoco e della luce che tu diffondi. Da quando ho lasciato Louveciennes, è come se le cose fossero morte."

Vita e dolore. Acqua, terra, fuoco, male.

Il mio itinerario è tracciato. Impossibile per me fermarmi. Adesso ricordo chiaramente la leggenda di Alraune. Alraune, creata, spinta alla distruzione come una posseduta. Oh, Dio!

Immediatamente, mi tornano alla mente parecchi piccoli episodi: Hugo che ritorna da Londra dopo dieci giorni di assenza e io che ho la sensazione che sia tornato Joaquin.



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